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Nel fine settimana del 22/23 marzo si è svolto, in collaborazione con il biologo Diego Aldegani, il primo corso di biologia lacustre organizzato dal DIR Varese. Nonostante i timori iniziali, siamo riusciti ad avere una buona risposta da parte dei subacquei, arrivando a registrare quindici iscrizioni; questo dimostra che, nonostante l'ambiente lacustre sia spesso sottovalutato, ci sono molte persone ancora interessate a capire e conoscere l'ambiente in cui s'immergono.
L'idea iniziale del corso era nata da Alessandra Lojacono ed era pensata in funzione del progetto, ancora in fase embrionale, che stiamo avviando. 
Grazie a lei e alla disponibilità di Diego siamo riusciti a organizzare un corso di introduzione alla biologia lacustre, ampliando il bacino di utenti e sensibilizzandoli anche verso il nostro progetto.
Il corso ha avuto una durata di circa dodici ore di lezioni teoriche, che hanno visto trattare in modo approfondito svariati argomenti. Si è infatti partiti da un'introduzione di biologia generale e, passando per la sistematica degli invertebrati e vertebrati che popolano l'ambiente marino, si è arrivati alla biologia lacustre e alle metodologie di campionamento, argomento a noi tanto caro.
La professionalità, preparazione, disponibilità e simpatia di Diego, hanno permesso che gli argomenti fossero discussi insieme in modo approfondito ed esaustivo.
Un corso che sicuramente consiglierei a tutti di intraprendere e che certamente vedrà un nuovo appuntamento dopo settembre.
Ringrazio tutti per la loro partecipazione e ancora una volta Diego e il DIR Varese per  la disponibilità.
Alessandro Zampini

Tutto iniziò circa due anni fa……. Io (Giorgio poi DucaConte) e Massimo (poi doctor Max), eravamo due subacquei ricreativi domenicali, interessanti ed incuriositi dalle immersioni tecniche….., un bel giorno mi balenò in testa l’idea di informarmi in prima persona su queste strane persone, i così detti “DIR”, ma tutto restò li “nel cassetto” sotto la voce progetti futuri…. DUE ANNI DOPO… Vado su internet, digito la parola Dir e mi compare il sito Dir Varese, studio attentamente il sito e scopro che nel mese di giugno si terrà un corso Fundamental a Samarate. Senza pensarci troppo, e senza informare il mio socio (tanto sapevo benissimo di riuscirlo a trascinare in questa avventura) telefono al numero indicato.Gentilissimo mi risponde un signore “Annibale”, il quale facendomi alcune domande sulle mie esperienze subacquee mi consigliava di andarlo a trovare per fare qualche immersione con lui ed il suo gruppo. OGGI Finalmente ci siamo, il team nel corso dei cinque mesi, si è allargato e non di poco, con il “piccolo” Max di Milano, ma andiamo con ordine: 24/06/09 San Giovanni, a Torino è festa, non c’è nessuno….. a parte due spaventati sub, che caricata la macchina alle 15:00, partano destinazione Samarate. Arrivati a destinazione, verso le 17:00, Annibale e famiglia ci accolgono calorosamente (io personalmente ringrazio più di tutti la moglie di Annibale la sig. Patrizia che ci ha veramente coccolati con i pranzi e i dolcetti pomeridiani, poi sarò più chiaro). Alle 18:00 circa arriva il terzo elemento del team con il suo “piccolo camper” (lo chiamo piccolo ma guardate le foto e……), che gentilmente viene messo a disposizione come casa base. Ora siamo al completo, manca solo il GRAN MAESTRO….., Nell’attesa dell’arrivo per allontanare la tensione si scherza e si ride, ma la frase detta dalla moglie di Annibale “come siete simpatici, quanto vi divertite, chissà domenica sera come sarete….” Sinceramente mi lascia alquanto perplesso, mi sembra la spada di Damocle e ci rimugino sopra. Ma cosa sarà mai è un corso sub, il primo livello di questa didattica…. Finalmente arriva il Gran Maestro, Andrea Marassich, andiamo tutti insieme a mangiare una pizza, ci racconta alcune cose sul corso e sulle sue esperienze subacquee, però non conoscendolo e non avendo confidenza, restiamo abbastanza seri, morigerati ed andiamo a dormire sul camper-casa. Finalmente è Giovedì mattina (anche se i due Max negheranno, non ho dormito niente sembrava di essere in segheria….), inizio corso, io sono già stravolto. Che raccontarvi teoria, immersioni, problemi noooooo, io direi che questo aspetto del corso sia stato già ampiamente analizzato nei corsi precedenti, le difficoltà penso siano abbastanza comuni,io vorrei soltanto cercare di spiegarvi cosa ho ricevuto. Intanto il Gran Maestro, si è rivelato una persona veramente speciale (alcune volte avrei voluto addormentarlo), per la sua iper-attività, ma va bene così altrimenti non sarebbe riuscito a portarci alla fine. Alla fine ci siamo arrivati, come aveva preannunciato seraficamente la moglie di Annibale. Purtroppo abbiamo avuto la possibilità di frequentarci pochi giorni, chissà magari se in un prossimo futuro diventeremo bravi un giorno potremmo organizzare qualche immersione insieme. Annibale, non so che dire, una persona speciale, sempre disponibile e con il sorriso a cercare di soddisfare ogni nostra richiesta (che solitamente essendo neofiti gli saranno sembrate sicuramente assurde). Davide a differenza di tutti i subacquei che ho conosciuto nella mia carriera, un grande subacqueo di poche parole ma di fatti concreti (molte persone a mio giudizio dovrebbero imparare da lui); ed ultima ma non per importanza “mamma” Patrizia, che ci ha sempre deliziato con la sua cucina (favolosi i break pomeridiani durante la teoria, anche il Gran Maestro interrompeva la sua lezione per cibarsi.) e poi il gruppo, che ci ha accolti come fossero sempre stai loro amici. Io personalmente non ho altro da aggiungere se non che alla fine del corso ero veramente distrutto. Comunque nel mio piccolo, penso di aver migliorato le mie capacità subacquee e nello stesso tempo ho avuto la possibilità e la fortuna di aver conosciuto un gruppo di persone veramente speciali (e dire che all’inizio pensavo fossero subacquei strani, con l’erogatore intorno al collo a far che?). Bellissima esperienza.

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Raccontare un corso Fondamentali è un compito difficile. Il corso è impegnativo, la concentrazione alta e focalizzata, a discapito di tutto quello che succede intorno. Non dico che ti dimentichi anche di mangiare, ma quasi. Provo allora a descrivere COSA è successo dal di fuori, con gli occhi di chi ha solo assistito. Così potremo lasciare più spazio alle tre “vittime” per raccontare, invece, COME loro l’hanno vissuto…

Giovedì

Andrea Marassich è arrivato, con il suo famoso ScubaWagon… In pratica immaginate un diving ben fornito, pensatelo dopo una tromba d’aria o cataclisma similare, mettete poi dentro un van tutti i pezzi che sono sopravvissuti in rigoroso ordine sparso, magari aggiungendo qua e là qualche capo d’abbigliamento: ecco più o meno avete una idea di cosa intendo  (Andrea, non ti arrabbiare sto solo scherzando… o quasi) Se il suo mezzo è “creativo”, Andrea è invece precisissimo e molto ben organizzato: pochi convenevoli e si parte. Dei tanti argomenti della giornata, l’attrezzatura fa la parte del leone: ogni componente viene esaminato nel dettaglio, le motivazioni che portano a preferire una soluzione rispetto ad un'altra vengono spiegate con esempi e rimanendo molto concreti. La frase un po’ pomposa che descrive la configurazione DIR come “sistema olistico” acquista un significato chiaro: ogni pezzo della configurazione s’incastra insieme con gli altri secondo uno schema semplice, efficace e soprattutto supportato dall’esperienza di tante immersioni fatte in ogni ambiente bagnato della terra. Le attrezzature sono allora regolate, adattate e, dove serve, cambiate per rispondere a questo schema. E’ il momento delle prove a secco, esercizi che agli occhi dei vicini devono essere sembrati un po’ da matti, ma che servono a prepararsi per le prove vere e proprie nella giornata successiva, al lago. Eh sì, dato che il primo giorno l’unica acqua che si è vede è quella della piscina per la prova di nuoto! Arrivati in piscina, subito venti vasche di riscaldamento e altrettante di prova di nuoto. Andrea sembra non essere mai stanco, ma per fortuna l’eccesso di gente in vasca lo porta a decidere di terminare la prova. Una pizza e tutti a nanna, domani sarà davvero una maratona acquatica!!

Venerdì

Sveglia presto e alle 8:00 ci si ritrova al diving. Partenza per le prime prove in acqua: pinneggiate ed esercizi di base. L’acqua è (relativamente) calda e la visibilità non disastrosa tenendo presente la stagione e le piogge recenti. Due immersioni di 90 minuti l’una senza nemmeno uno spuntino per recuperare energie, fa caldo per davvero e la spiaggia di Ranco sembra davvero un formicaio: Annibale si muove velocissimo per rabboccare i bibo, Fabietto esce e entra dall’acqua e noi supportiamo i corsisti aiutandoli a svestirsi e rivestirsi. In acqua le prove vanno abbastanza bene, soprattutto si lavora in squadra, Andrea è precisissimo su tutto, e riesce anche a togliere la maschera agli spettatori in disparte, mentre Davide riprende tutto con la cinepresa! Finalmente si finisce e si torna a casa. Pranzo/cena velocissimo (grazie Patrizia!) e via, di nuovo teoria: Decompressione, Narcosi, MDD, gestione del gas. Niente di nuovo (tutti in questo corso hanno parecchie immersioni sotto le pinne…) però le spiegazioni sono chiare, focalizzate sui concetti più importanti e sui comportamenti operativi. E comunque ci sono molti punti innovativi che stupiscono, stimolano il ragionamento e mettono in discussione anche le abitudini più comuni. La cosa interessante, penso dentro di me mentre ascolto Andrea illustrare uno di questi punti spesso controversi nelle chiacchiere su Internet, è quanto poco di verbalmente aggressivo o intransigente ci sia nel suo modo di porsi. Durante il mio Fundamentals mi ero aspettato, avendo letto critiche più o meno caustiche su sette, lobotomie e altre simili piacevolezze, un atteggiamento molto più “noi contro di loro” e mi aveva sorpreso che la risposta vera invece fosse una precisa spiegazione e l’invito a provare. Ora forse capisco meglio: andando in acqua “a la DIR” ci si accorge che il sistema… beh… funziona! E quindi non serve scaldarsi per spiegare le cause, le ragioni, ecc: basta semplicemente provare, con la mente aperta e sgombra di pregiudizi… La teoria scorre veloce mescolando spiegazione e interazione. Dubbi, domande, perplessità? Con questa frase Andrea ci coinvolge tutti e con pazienza riprende i punti non chiari, riuscendo a mantenere alta l’attenzione, compito non facile dopo un’intera giornata trascorsa a pane e subacquea. Alla fine tutti a casa, domani di nuovo in acqua.

Sabato

Anche questa giornata prevede due lunghe immersioni di esercizi, rientro al diving, teoria e per concludere visone e commento dei video. Un bel programmino intenso ... Ci ritroviamo direttamente al punto d’immersione (Ranco – Lago Maggiore), mentre Annibale scarica dal furgone la quantità industriale di bombole e materiale vario necessario. Al gruppo si unisce anche Daniele che oggi farà squadra con gli altri per la sua rivalutazione. Interessante, questo sistema dei provisionals … Brief veloce, poi in acqua e via lungo il campo che abbiamo preparato. Pochi metri d’acqua, ma più che sufficienti a far dannare l’anima … Gli esercizi in sé non sono poi così complicati, ma l’insieme di tutte le cose li rende difficili. Assetto e postura, le prime cose. Stare fermi, senza spostarsi in verticale, ovviamente, ma anche in orizzontale. Poi la sequenza stessa degli esercizi. E i compagni: dove sono? Come fai ad aiutarli o a farti aiutare? Visto da fuori sembra quasi un balletto, una serie di movimenti sincronizzati, precisi e – quando le cose filano – molto scorrevole. Visto da dentro, il mio ricordo è di qualcosa prossimo all’incubo … perché la tensione del corso si fa sentire e la voglia di riuscire a farcela è davvero tanta. In acqua ci si alterna a fare gli esercizi sia singoli che di squadra, con Mara che volteggia sopra il gruppo, pronto a far vedere cosa fare, a segnalare un errore, a dare una spiegazione. E soprattutto un sacco di note, gli appunti su cui poi basa i debriefing. Dopo 100 minuti, tutti fuori, un po’ di focaccia e si parla di palloni. Quindi di nuovo in acqua e da capo gli esercizi. Un'altra novantina di minuti di cose buone, altre meno buone e alcune (poche per la verità) abbastanza orribili … Per come la vedo io, confrontando con il mio livello al Fundamentals, i ragazzi stanno andando bene. Però la ricerca dell’esercizio “perfetto” è faticosa e lascia le sue tracce. Infatti, fuori dall’acqua i commenti sono misti: questo è andato ma questo non riesco proprio a farlo, e così via. Andrea torna subito in acqua per rivedere Daniele insieme con Alessandro durante una risalita in condivisione. Va tutto bene, e un nuovo “collega” si aggiunge ai brevettati GUE! Complimenti!!! Intanto noi smontiamo il campo e carichiamo di nuovo le attrezzature sulle macchine per tornare al diving: teoria e debriefing video ci attendono. Tutto questo strano movimento non è passato inosservato e qualche passante ci guarda incuriosito. Un signore – subacqueo occasionale - in giro con il cane si avvicina e mi fa la fatidica domanda: ma cosa ci trovate da vedere nel lago? Non mi stupisce: più o meno me lo chiedono una volta al mese! Rispondo con scioltezza ma lui scuote la testa quando gli spiego che andiamo a fare esercizi. Mi guarda perplesso: fare esercizi per andare in acqua? Al lago? Mi saluta con gentilezza, ma si capisce che mi ritiene un po’ “tocco” … e forse non ha poi tutti i torti. Arrivati al diving e dopo il solito veloce pranzo/cena scatta l’ora del Nitrox. Vantaggi e precauzioni, calcoli e procedure. Un po’ di matematica, un po’ di teoria ma soprattutto molte considerazioni pratiche e operative, come da approccio. E finalmente si arriva alla parte di analisi dei filmati. Devo dire che durante il mio Fund i debrief video erano la parte che ho più odiato, perché impietosamente coglieva ogni attimo dei miei errori. Però nello stesso tempo è talmente una cosa utile ed efficace che mi tutt’ora piacerebbe essere ripreso in ogni immersione (narcisismo? No, o meglio non solo … Davvero le riprese video mi hanno aiutato molto.) E anche in questo caso e nonostante la poca visibilità, i video sono serviti a evidenziare vari problemi, di trim/postura, di sequenza delle operazioni, di posizione dei compagni nel team, insomma su tutto. Molto interessante! Finiti i filmini delle vacanze tutti a nanna, domani sarà l’ultimo giorno, ma non certo il meno impegnativo.

Domenica

Oggi si devono fare risalite e serve un po’ più di profondità. Ci spostiamo allora a Punta Granelli, Castelveccana un punto d’immersione prossimo a Laveno ben noto a tutti i laghisti di zona. E’ un posto battuto e anticipiamo un po’ per non avere problemi al parcheggio, un po’ perché il programma della giornata è molto denso. La quota degli esercizi non è niente di … vertiginoso ma sufficiente a richiedere un po’ di sforzo logistico in più per mettere a disposizione il gas necessario. Annibale è attrezzato con bibo di ricambio e 15+15 per i refill per tutti, corsisti e non. Il furgone è strapieno e sparpagliamo alcuni bibo anche sulle altre macchine, ma alla fine tutto quello che serve è pronto. Mentre Andrea fa il brief pre immersione e affronta la parte legata al rescue, io Alessandro e Silvia andiamo a posizionare il campo, a forma di L. La visibilità a 15 metri è migliore che a 4, ma c’è un netto termoclino intorno ai 7-10 metri che ci fa ricordare di essere al lago. Mentre andiamo a riva penso “oops, abbiamo sbagliato punto di uscita: siamo arrivati .. in India”! Un gruppo di persone dai tratti somatici cingalesi si è infatti attestato sulla spiaggia, dove trascorrerà la giornata facendo un classico picnic. Fanno il bagno, giocano e si divertono, e ci guardano con gli occhi sgranati: per un “profano” deve essere davvero curioso vedere tutto quel viavai di persone stranamente bardate entrare e uscire dall’acqua … Gli altri entrano e noi gli andiamo dietro. La visibilità non è un granché ma gli esercizi filano via abbastanza spediti, con alti e bassi. La videocamera ci abbandona e continuiamo facendo fotografie. Poi però ci allontaniamo, gli esercizi in risalita sono complicati con poca visibilità e noi “spettatori” potremmo essere di impaccio. Diverse risalite dopo è tempo di un breve debrief, ricaricare e mangiare. Poi di nuovo in acqua. Esercizi, esercizi e ancora esercizi. La risalita in condivisione è forse quello più complicato, perché mette insieme tutto e richiede un buon coordinamento di squadra, la cosa a cui Andrea tiene di più. Alla fine, come sempre c’è soddisfazione e arrabbiatura nei commenti dei ragazzi mentre escono: si, è andata bene ma si poteva far questo di più o meglio … Inizia a piovere e velocemente rientriamo al diving. C’e’ ancora da parlare di consapevolezza situazionale, un tema interessante, spesso sottovalutato. Poi esamino di teoria e relativa discussione, debrief video (o meglio sulle foto, in assenza di altro) commenti generali sul corso. E’ il momento dei saluti, della foto di rito e di un brindisi alla salute di tutti. E’ stata una lunga giornata: sono ormai quasi le 22 quando Andrea riparte per il viaggio di ritorno. Questi i fatti (e qualche divagazione personale).

La parola ora ai protagonisti (in rigoroso ordine alfabetico):
Andrea:

Sicuramente tempo ben speso, sia durante il corso sia nei mesi precedenti nel tentativo di prepararsi all'evento. Le nozioni e le idee che, durante il corso, l'istruttore trasmette con efficacia e competenza sono tanti e spesso anche impegnativi. Sicuramente un punto di partenza da cui intraprendere un percorso sicuramente impegnativo ma altrettanto pieno di soddisfazioni. Nel frattempo, poiché ho raggiunto solo un misero "provisional", prossima tappa a Ottobre per gli esami di riparazione. Un grazie particolare ad Annibale, Davide e tutti i ragazzi del club per l'organizzazione e il supporto.

Daniele:

Per quanto è della giornata passata con voi non posso che sottolineare l'ottima impressione avuta sin da subito. Sia i tre corsisti che le altre persone presenti (già passate sotto le forche caudine di Andrea) mi sono sembrate molto disponibili, conviviali e molto motivate. Durante le due immersioni svolte con il vostro gruppo ho visto grande impegno, applicazione e buon umore. Tutti cercavano di dare il massimo per riuscire a svolgere gli esercizi e le prove. Sono inoltre rimasto molto ben impressionato da Alessandro che gentilmente ha atteso che finissimo la seconda immersione per svolgere con me la risalita in libera, in condivisione e con lancio del pallone. Degno di nota anche l'impegno di Annibale per aiutare tutti, dalle ricariche "al volo", ai panini a alla logistica in generale. Un'ottima impressione quindi, che certamente rispecchia l'ottimo ambiente del vostro gruppo, l'elevata professionalità e il buon umore di tutti. Ancora una volta vi ringrazio per il sostegno e mi auguro di rivedervi presto. Ciao Daniele

Giamba:

Il mio piccolo pensiero di 4 giorni di corso fundamental: Estrema severità sui "dettagli", sulla sicurezza, attrezzatura, postura di assetto, lavoro di squadra (team), pianificazione delle immersioni. Ad ogni perchè c'è una risposta nulla deve essere lasciato al caso. Tutti piccoli tasselli che messi "bene insieme", fanno il mosaico per il sistema DIR.

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Alessandro, Andrea ed Elisa - 17 Agosto 2008

Da quando ho iniziato ad andare in acqua, ho sempre avuto attrazione e curiosità verso il mondo delle immersioni in grotta.Attrazione ma anche una certa ansietà: non ero per nulla sicuro che mi sarei sentito a mio agio in un ambiente chiuso, buio, tortuoso e con passaggi stretti. Era quindi un po' che palleggiavo queste due opposte sensazioni e alla fine mi sono detto: faccio il corso, provo in sicurezza costruendo gli skill necessari e poi decido. Se non mi "piace", nessun problema: continuerò ad immergermi normalmente su pareti, secche e relitti. Se invece mi piace, mi dicono, potrei essere catturato per la vita ... Lanciato il sasso, non potevo più nascondere la mano e con un effetto valanga mi sono ritrovato alle soglie della data di partenza. Nel frattempo la valanga aveva anche investito Alessandro e con Elisa abbiamo costituito la squadra del Cave 1 del 17 Agosto tenuto da Danny Riordan.Durante le settimane precedenti al corso aumentiamo le immersioni di allenamento e la preparazione fisica, per cercare di arrivare al corso al meglio mentre un fitto scambio di mail ci aiuta a impostare la logistica. Il corso si tiene in Francia, in una zona abbastanza sperduta e parecchio lontana ma centrale per raggiungere alcune tra le più belle grotte europee. Ora, io non ho mai prestato molta attenzione ai discorsi di sfortuna e scaramanzia, ma effettivamente c'è da domandarsi se non sarebbe stato utile fare prima una immersione nelle acque di ... Lourdes! La preparazione di questa "avventura" è, infatti, costellata da tanti piccoli incidenti, culminati da una tempesta di grandine giusto prima di Ferragosto, che spacca uno specchietto alla macchina di Alessandro e mette a rischio tutto. Però Alessandro riesce a far riparare la macchina a tempo di record e alla fine ci troviamo in viaggio.Partiamo da Milano verso le 9, con la macchina stracarica (e per fortuna che due bibo li portano prima per noi, altrimenti esplodevamo ... grazie Mara!) Secondo le nostre stime saremmo dovuti arrivare per cena. Complice il ritardo iniziale e le colonne a ogni "gare de peage" francese - e ce ne sono un sacco, accidenti - arriviamo in zona che è già notte da un pezzo! L'ultimo tratto si percorre su strade di campagna, asfaltate e ben tenute ma strette, tortuose e che la stanchezza rende un po' inquietanti. Ale supera un camion del latte francese e questo inizia a "inseguirci", come all'inizio di ogni film del terrore che si rispetti ... Alla fine arriviamo (o meglio, se Mara non fosse venuto ad indicarci la svolta finale, secondo me eravamo ancora là a cercare...) e ci scaraventiamo nelle stanze a dormire.Siamo alloggiati al Mulino di Lantouy, un gruppo di casette che costituivano un antico mulino. Il posto è molto bello, circondato dal verde e silenziosissimo. Ogni villino ha una stanza comune dove si cucina, si mangia e si socializza, stupendamente privo di televisione! Fantastico! Complessivamente, il posto perfetto per una perfetta vacanza in relax con la famiglia. Peccato che noi non siamo lì per rilassarci ... ma questo lo capiremo solo dopo... Il mattino della domenica ci alziamo e conosciamo i nostri coinquilini, Jan, Serge e Patrick. Sono tre ragazzi olandesi, anche loro in Francia per un corso Cave 1 con Chris. Sono organizzatissimi e hanno una dispensa da far paura: durante la settimana cucineranno tutte le sere qualcosa di diverso mentre noi - se mangiamo -sembriamo degli sfollati che vivono a scatolette e piatti pronti. Sulla cucina: "Olanda batte Italia 3-0" (diciamo 3-1). Elisa una sera ci prova a cucinare una pasta, ma la distanza è comunque netta e il mio orgoglio nazional-culinario ne risulta visibilmente umiliato). Sono simpatici, anche se inizialmente un po' sulle loro, e sembrano molto pronti per il corso. Al pomeriggio incontriamo Danny, il nostro istruttore. Appare molto gentile, affabile e rilassato. Iniziamo con le presentazioni, quattro chiacchiere d'introduzione e via alla prova di nuoto. Confesso che la temevo, sia perché non nuotando spesso non so valutare la mia capacità di resistenza, sia per il freddo delle acque del fiume. In realtà va bene, siamo dentro gli standard e anche dentro i tempi che Danny preferiva. La prova di apnea va pure bene, anche se, a causa della visibilità, non riesco ad andare dritto e mi ritrovo sostanzialmente a girare in tondo. La prossima volta, mi dico, meglio usare la maschera ... Tornati al villino, si attacca con la teoria (pianificazione della scorta di gas) e con le legature. Gli esercizi a secco li facciamo in giardino e gli altri ospiti ci guardano perplessi mentre tiriamo fili dappertutto, seguendoli in fila indiana mentre Denny ci spiega i vari aspetti della cosa. Tutto chiaro, anche per noi che non conosciamo nulla di questo (Elisa aveva già visto le sagolature durante il Tech 1). Sembra tutto facile e per la prima giornata basta, tutti a nanna, domani si va in grotta! Il giorno successivo, infatti, ci ritroviamo in prossimità della grotta di Ressel, una cavità molto nota e di particolare bellezza. La prima immersione è una "demo dive", in cui cioè non dovremo fare altro che guardarci intorno, divertirci e godercela. Sembra facile ma il livello di tensione è già abbastanza alto. Prima della immersione, infatti, nelle acque antistanti l'ingresso della grotta dobbiamo fare un valve drill ed un safety drill, esattamente in questo ordine. Il motivo è chiaro, il messaggio è recepito. E, infatti, in acqua iniziamo giusto con un bel ... safety drill (fatto anche malaccio data la visibilità bassissima)!!! :-((( Daniel interrompe e ci fa riemergere, quindi ci cazzia con garbo ma con chiarezza: sott'acqua dobbiamo PENSARE, non farci portare dal resto della squadra oppure dimenticare il contesto. Questo sarà il let-motiv del corso ... Ma andiamo con ordine: dopo questo pasticcio iniziale facciamo i nostri esercizi, questa volta nella sequenza corretta. Emergiamo e Danny elenca i vari difetti di esecuzione e le cose su cui lavorare. E' molto preciso e suggerisce vari ritocchi sia alle attrezzature sia al comportamento. Quindi si parte per la grotta. La visibilità migliora man mano che si scende (l'entrata della grotta è intorno ai 6-7 metri, e la profondità massima nelle zone che faremo noi non supera i 12 metri. Ressel però è una grotta molto lunga e raggiunge profondità importanti nel suo sviluppo). Appare l'ingresso, un buco stretto ma sufficiente per passare senza troppa fatica. Seguo Danny e in un attimo sono, per la prima volta, dentro una vera grotta

(in realtà tecnicamente sarebbe ancora una caverna, dato che voltandosi si vede la luce del giorno, ma non sottilizziamo ...) L'impressione è ... fantastica. L'acqua, uscendo con forza nella stagione invernale ha scavato solchi sulle pareti che sembrano scolpiti, mentre le rocce calcaree che nella zona si spaccano in lastre piatte e sottili creano una infinità di lame, tavole, fessure frastagliate e taglienti oppure sono levigate, tondeggianti oppure dall'apparenza burrosa e morbida, scavate a tratti come a cucchiaiate. Una incredibile varietà di forme create dal capriccioso gioco delle correnti, uno spettacolo da togliere il fiato. Procediamo lentamente e per questa immersione usciamo senza nemmeno arrivare al primo restringimento. Tutto facile, semplice e divertente. Denny però aveva chiesto di memorizzare i punti notevoli incontrati durante la progressione lungo la mainline e qui mi accorgo come questo sia difficile. La scarsità di informazioni che riesco a tenere a mente durante la navigazione della grotta è la mia maggiore difficoltà e mi perseguiterà per tutto il corso. Sembra una cosa irrilevante, ma in realtà è fondamentale in tutte le situazioni di emergenza. La stessa cosa è richiesta nel Tec1 e infatti Elisa è fenomenale nel ricostruire il percorso durante i debrief. Ahh, i debrief ... di solito in acqua (se non fa troppo freddo) e molto dettagliati, ricostruendo passo passo ogni azione fatta. Danny individua gli errori, ce ne chiede il motivo, propone le alternative e ne spiega le ragioni a supporto. E' un processo lungo, anche perché discutiamo parecchio nel team e questa verbosità, (un fatto culturale?) ce la portiamo anche in acqua. Comunichiamo tanto, troppo, e spesso in modo confuso. In grotta la comunicazione deve essere semplice, essenziale, chiara e veloce. Durante il corso però miglioreremo, almeno in parte... Nella seconda immersione sono io il "capitano", ho la responsabilità del reel e del collegamento alla linea principale. Sono il primo ad entrare e questa è una sensazione adrenalinica, come raramente ne capitano nella subacquea. Penso che l'immagine mentale dell'ingresso nella grotta rimarrà a lungo scolpita nella mia mente. L'andata è bellissima, spesa guardando gli effetti di luce che la luce delle torce disegna nella grotta quando si riflette sulle bolle d'aria che sono intrappolate nel soffitto ... Il ritorno, invece, è da incubo! Sul ritorno, infatti Danny si scatena, e così farà in tutte le immersioni; di norma abbiamo un drill principale, spiegato in precedenza durante la teoria o durante il debrief. Ma prima e dopo questo esercizio può capitare di tutto, dalla perdita di gas da un rubinetto, al malfunzionamento di una primaria, seguita dalla rottura anche della secondaria, ecc. E naturalmente, in ognuno di questi casi dobbiamo reagire - come squadra - nel modo appropriato. Se non lo facciamo Danny causa un altro problema che ci dimostra, nel modo più pesante ma proprio per questo chiaro e incisivo, cosa avremmo dovuto fare. Immersione dopo immersione (e catastrofe dopo catastrofe) , capiamo come uscire dalla grotta in condivisione d'aria in zero visibilità, come ricercare la linea sempre in zero visibilità se ce ne si allontana, come risolvere un problema al sistema degli erogatori, ecc. Ci immergiamo più volte a Ressel, ma anche in due altre grotte, St Georges e Cabouy. Sono molto diverse da Ressel e in parte si somigliano. Sono più strette, con un andamento più ripido e una profondità maggiore. St George è particolarmente bassa all'inizio, ma giunti ai 30 metri si apre risalendo e diventa enorme. Le pareti non sono spettacolari come Ressel ma sul fondo ci sono un gran numero di rocce levigate di colore chiaro che formano un tappeto davvero bello a vedersi. A mio modo di vedere, ognuna delle tre grotte ha il suo fascino e tutte mi sono piaciute (almeno, come già detto, nel tratto di andata ...) Nel laghetto davanti a Cabouy (dove vive, secondo Danny, una famiglia di serpenti d'acqua dolce che (s)fortunatamente non vediamo !) facciamo alcuni esercizi in acque libere. Una prova è interessante: un membro della squadra, senza maschera e ad occhi chiusi, al via dell'istruttore si toglie l'erogatore e, seguendo la cima, va a prendere (ahem, strappare ...) il primario del compagno che aspetta ad una decina di metri di distanza Rimanendo entrambe ad occhi chiusi si fa la condivisione di gas, ci si gira e si esce restando lungo la cima. Questo esercizio simula una situazione di OOG in zero visibilità ed è perfetto tra l'altro per capire l'importanza della concentrazione e della capacità di conservare la visone generale delle cose. La parte di apnea sembra facile e la sottovaluto un pò. Prendo poca aria e arrivo sul compagno abbastanza "tirato" ... non è cosa facile come sembra, ma ci sono arrivato. Ma il disastro è dietro l'angolo! E, infatti, tirato nell'apnea, prendo l'erogatore con la mano sbagliata, lasciando la linea! E' una cosa da non fare MAI e per la quale Danny era stato chiarissimo! Dopo un attimo me ne accorgo, ma ormai è tardi. In condizione di vera emergenza questo sarebbe potuto essere un grave problema. Mi arrabbio molto, troppo e naturalmente mi de-focalizzo, e quindi zac, un altro errore: durante la condivisione non metto via l'erogatore che non uso più. Naturalmente, durante l'uscita ad occhi chiusi, l'erogatore penzoloni mi impiccia e in condizione reale sarebbe stato un altro grave pericolo. Insomma un vero disastro. Esco dall'acqua molto demoralizzato. Anche nelle immersioni precedenti c'erano stati altri errori e onestamente la mia impressione è che non sarò all'altezza della cosa. Però ci sono ancora due giorni: devo cercare di concentrarmi, dare il massimo e usare la testa, migliorando sia singolarmente che come team. Ed effettivamente nelle ultime immersioni un progresso si vede, la comunicazione si fa più chiara, la risposta alle emergenze è veloce e accettabile e ricomincio a sperarci. L'ultimo tuffo, a Ressel, è ben lontano dall'essere perfetto; però sono tornato ugualmente contento: molte cose mi sono più chiare e come per il Fundamentals mi sembra di avere ora uno "schema" su cui lavorare per migliorare. 

Ultima sessione di teoria ed esame finale.

Mentre stiamo per iniziare, incontriamo Chris il quale ci sorride e ci dice che l'esame sarà facile: la parte difficile, dice, la avete già fatta. Non sono molto sicuro di credergli, ma effettivamente l'esame si rivela un dettagliato (80 domande!) riassunto di tutto quello che abbiamo visto durante il corso, un utile strumento per obbligarci a ordinare e precisare la grande quantità d'informazioni ricevute e mettere, per così dire, i puntini sulle "i". Alla fine Danny ci chiede una nostra valutazione del come siamo andati, dei nostri punti di forza e delle nostre debolezze. Poi ci comunica, sorridendo un pò sornione, che secondo lui siamo in grado di fare immersioni in grotta a livello Cave 1 senza ulteriore supervisione: siamo tutti passati! Ci mette qualche restrizione sulle prime immersioni, che interpreto come uno stimolo per farne parecchie e in grotta. E' quello che, secondo lui, più ci manca. 

Tirando le somme, come è stato questo corso?

Intenso, forse meno faticoso fisicamente di quanto mi aspettassi ma molto, molto "robusto" sotto l'aspetto della tensione. E molto, molto formativo. Esco dal corso non solo con delle "nozioni" in più ma soprattutto con l'idea di dove lavorare (consapevolezza e memoria, comunicazione e team, ad esempio). Un risultato per me eccellente. Ahh, tornando al punto iniziale e forse fondamentale: quanto sono belle le grotte? Beh, rispondo dicendo solo che sto già pensando su come tornare nella Valle del Lot... fate voi :-) Ciao
Andrea

PS: Le nostre foto di Ressel, fatte nella prima immersione da brevettati, non sono venute esattamente perfette (sottile eufemismo...); provo allora a far capire quello che intendo mostrando una foto di JP Bresser (che ringrazio). Potete vederne altre nel sito JPBresser.tv

Il tutto ebbe inizio il 23 luglio, io Alessandro Z., Alessandro S. e naturalmente il grande Mario. Il primo giorno di teoria, mentre gli altri erano scanditi da 2 immersioni e poi teoria. Mario ci convinse a concludere il corso in Croazia. La prospettiva di immergerci sul Baron Gaush sia per me che per mio figlio è stata davvero allettante. E così fu, solo che anche questa volta la fortuna mi ha girato le spalle. Arrivati alla frontiera per problemi burocratici ho dovuto girare la macchina e tornare a casa. Alessandro Z. e Alessandro S. continuarono il percorso e dopo 2 giorni tornarono contenti per il superamento del corso. E questa per me era la 2° volta che per qualche motivo dovevo rimandare. Nel frattempo, nel mese di ottobre, Silvia prende parte al corso tech1 a Cecina e lo porta a termine brillantemente… Brava! Mancavo solo io per completare. Nel mese di novembre, Mario doveva finire, con dei ragazzi svizzeri, gli ultimi 2 giorni del tech1 e così mi sono aggregato a loro. Una breve presentazione con Stefano, Fabio, Romano e sua moglie e stata utile per sapere che dalle mie parti ci sono altri DIR e quindi poter organizzare qualche tuffo in futuro. SABATO 24/11: Giornata piovigginosa, dedicata a 2 immersioni entro i 20 metri per un ripasso degli SKILLS. La prima è su di una chiatta. Profondità max:15 m, visibilità molto scarsa ma al termine di questa, seguirà un immersione sul promontorio. Scesi sulla retta dei gamberi, iniziamo con: sagolature, cambi maschere, zero visibilità, condivisione di gas, perdita di gas etc… Torniamo al porto stanchi per la giornata intensa. DOMENICA 25/11 Ritrovo al Diving alle 8.00, oggi c’è il sole e la temperatura è mite. Oggi faremo 2 immersioni sull’Haven. Entrambe le immersioni saranno multilivello, con una profondità max di 50m. Per la seconda immersione ci raggiungono il presidente del DIR ITALIA Passalaqua, Clivio, Tavazza e Bottazzi. Sia per me che per mio figlio è stato molto bello e utile condividere alcuni momenti insieme a queste persone di indiscussa esperienza e che per primi hanno adottato questo sistema. Per finire, un ringraziamento va a Mario per la sua professionalità, complimenti anche per la serietà del diving (Polo sub) e complimenti a tutti quelli che hanno preso parte a questo corso.

 


Ciao a tutti e alla prossima!
Annibale

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L'essere umano e il nuovo ambiente

Ci sono cose talmente evidenti che sfuggono all'attenzione e rischiano di passare quasi inosservate senza suscitare il giusto interesse ed approfondimento. L'acqua deve essere un supporto su cui appoggiarsi, un sostegno per il corpo.

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La bravura di un subacqueo si misura soprattutto in funzione della sua capacità di muoversi con armonia.

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